miércoles, 10 de febrero de 2016

Duty-Free Art: una realtà "a parte"

Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía
11 novembre 2015- 21 marzo 2016

La mostra "Duty-Free Art" è pensata come un percorso espositivo dell'opera svolta durante gli ultimi anni dall'artista tedesca Hito Steyerl (Munich, 1966).
La mostra, organizzata dal proprio museo e curata da João Fernandes, rappresenta il primo approdo dell'artista in Spagna. Durante il percorso si mostrano nelle diverse sale installazioni, schermi per lo più, situati all'interno di scenografie e ambientazioni che contribuiscono a creare a livello espositivo degli adeguati scenari per le performance dell'artista rappresentate attraverso i video.
La sua arte trova le sue radici più profonde nell'attenta analisi politica, sociale, economica e filosofica della post-modernità e nasce dalla riflessione sui gravi problemi che affliggono il mondo di oggi, come il terrorismo, le guerre, il controllo eccessivo, l'immigrazione. Indaga la realtà attraverso l'arte, sempre con un tocco di ironia e sarcasmo molto sottili.
La realtà che la Steyerl ci vuole descrivere e raccontare è una realtà fatta di video, videogiochi, performance, schermi ma soprattutto immagini. Come sappiamo, oggigiorno ciò che domina le società attuali è la cultura visuale, ed è lo stesso mezzo di rappresentazione utilizzato dall'artista che attraverso una serie di metafore ci vuole dare a intendere che oggi l'immagine è tutto, l'immagine è soldi ma l'immagine è soprattutto potere. Uno dei quesiti fondamentali che si pone è: come è possibile che in un mondo in cui ormai la visibilità è tutto e i mezzi di informazione così sviluppati, dove tutto sembra documentato e riportato all'attenzione delle persone, in realtà ci rendiamo sempre meno conto di ciò che ci accade intorno?
Nell'opera che porta il nome stesso della mostra Duty Free-Art, a parte spiegarci il legame che purtroppo l'arte intrattiene sovente con le autorità politiche, l'artista ci parla del ruolo stesso dell'arte contemporanea riprendendo la teoria della sua genealogia rappresentata attraverso un diagramma dal filosofo Peter Osborne con un approccio in più alle teorie kantiane. La Steyerl arriva alla conclusione che il ruolo dell'arte contemporanea è quello di creare un punto di rottura nel tempo e nello spazio. Ma dove trovare uno spazio stesso per l'arte in questa nuova e bizzarra realtà temporale e spaziale? L'esempio pratico possono essere i porti franchi (ragion per cui ce ne parla) in cui ciò che succede dentro è che spazio e tempo si infrangono e si riordinano in piccoli pezzi da cui risulta come dice la Steyerl "la gabbia senza confini chiamata arte contemporanea oggi".
Ma al di là delle opere e le tematiche trattate nel corso della mostra, mi chiedo: l'artista ha utilizzato come mezzi di rappresentazione elementi che fanno parte della nostra quotidianità per lo scopo di migliorarne la comprensibilità? Per simbolizzare che tutto ciò può essere capito da tutti? A chi si rivolge veramente? Purtroppo l'arte contemporanea spesso cade nel "cripticismo" della sua comprensibilità e relega noi a realizzare mere speculazioni interpretative, rendendone difficile l'accessibilità a un pubblico amplio e quindi destinandola effettivamente a un pubblico "marginale" di "intellettualoidi" (che diciamolo, forse neanche la maggior parte di loro ne capisce il significato). Se il suo fine è veramente quello di incentivare la riflessione nelle coscienze delle persone, chi sono queste persone? Un pubblico marginale composto da artisti, intellettuali e critici? Se come ci fa vedere l'artista il mondo è come un'immagine e le immagini si compongono di pixel, e i pixel siamo noi che possiamo contribuire a migliorare la risoluzione di suddetta immagine, questo piccolo gruppo di artisti, critici e intellettuali non sono altro che alcuni dei tanti pixel che compongono le immagini e i messaggi criptati della Steyerl. Questo sempre se l'obiettivo dell'artista era quello di lanciare un messaggio per tutti, o solo per alcuni, in questo caso lei è la prima a relegarci a uno stato di marginalità di cui tanto parla nelle sue opere.
Per concludere però vorrei aggiungere che di certo potrei (come altre mille persone) non aver capito a pieno il messaggio trasmesso da Hito Steyerl, ma non metto in dubbio che il suo proposito di creare attraverso le esposizioni uno spazio temporale a parte per darci l'opportunità di riflettere sui problemi del mondo e della società attuale non sia stato raggiunto. Forse ciò di cui ha bisogno la gente è una piccola scarica elettrica per ricordarsi che è viva, e che anche noi, marginali o no, formiamo parte di questo mondo così problematico.

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